From the catalog of the personal exhibiton "Toki no Fuin", Hiroshima, Japan 1999
- "At a table with monster" by Marcello Jori (artist)
Maybe, if Yumi Karasumaru would have stayed in Japan, she would have never painted her paintings. Certainly in the galleries of Osaka or Tokyo her early paintings wouldn't have caused the same amazement obtained in Italy. I remember well what she told me the first time i met her. She told me that she came to Bologna to learn how to be an artist. I thought she wanted to learn about the ancient masters, visit Rome, Venice...that's why in her first exhibition I quicly searched for what there was of Italian in her work, but I did't find anything. Nothing was more japanese than her paintings. At least apparently. Then I look at the painter better and I found Italy in the way she laughed, in her interest for panettone (typical italian cake), pizza, spaghetti and the friends she attended. A few years later I found Italy in her performances, where she mixed fine humor, cleverness and neapolitan poetry with the seriousness, the embalmed composure and the mechanical japanese madness. Today she is returning to her fatherland wearing the costume of an artist and probably the stunned Japanese will say that she is very Italian because in her paintings the colored fumes of the atomic bomb seems smoke from the Vesuvio and the deceased from Hiroshima remind us of the corpses of Pompei. And where did the Americans go? Maybe in the puzzles painted by Yumi that transform the fear into a game, or into the candy-like colours of her painting. Even the parfume...sugar! the pain...decorated like a cake. It's a tragedy that has to be sucked, it's a past that has to be digested like a delicious and atrocious dessert of the most typical U.S.A. cooking, at the end of a nice dinner, but without smiles, without irony, without words. Alone, at a table with the monster.
(Marcello Jori - artist, comic artist, writer)
"A tavola con il mostro" di Marcello Jori (artista)
Forse, se Yumi fosse rimasta in Giappone, non avrebbe mai dipinto i suoi quadri. Di certo nelle Gallerie di Osaka o di Tokyo la sua pittura degli inizi non avrebbe destato lo stesso stupore ottenuto in Italia. Ricordo bene cosa mi disse quando la incontrai la prima volta. Mi raccontò di essere venuta a Bologna per imparare a fare l'artista. Pensai che volesse conoscere gli antichi maestri, visitare Roma, Venezia... Per questo alla sua prima mostra cercai subito cosa c'era di italiano nel suo lavoro ma non ci trovai nulla. Niente era più giapponese dei suoi quadri. Almeno in apparenza. Poi la guardai meglio e trovai l'Italia nel suo modo di ridere, nel suo interesse verso il panettone, la pizza, gli spaghetti, negli amici che frequentava. Qualche anno più tardi trovai l'Italia nelle sue performance dove mescolava umorismo, furbizia e poesia napoletana con la serietà, la compostezza imbalsamata e la follia meccanica giapponese. Oggi ritorna in patria con il costume d'artista e probabilmente i giapponesi stupiti diranno che è molto italiana perchè nei suoi quadri i fumi colorati della boma atomica sembrano fumate del Vesuvio e i morti di Hiroshima ricordano i cadaveri di Pompei. E gli americani dove sono finiti? Forse nei puzzle dipinti di Yumi che trasformano la paura in gioco, o nei colori da caramelle della sua pittura. Anche il profumo...zucchero dolce...decorato come una torta. E' una tragedia da succhiare, è un passato da digerire come uno squisito e atroce dessert della più tipica cucina U.S.A., alla fine di una cena bella, ma senza sorrisi, senza ironia, senza parole. Soli, a tavola con il mostro.
(Marcello Jori - artista, fumettista, scrittore)
